lunedì 29 settembre 2008

Intervento del sindaco in Consiglio Comunale

LINEE PROGRAMMATICHE PER IL MANDATO AMMINISTRATIVO DEL QUINQUENNIO 2005/2010 DEL COMUNE DI FAENZA: RELAZIONE DI VERIFICA
Sig. SINDACO: “Saluto tutti.
Risponderò, entrerò nel merito di alcune questioni di dettaglio che i diversi consiglieri hanno rilevato, ma dopo aver fatto un ragionamento complessivo ed una riflessione che mi deriva da una serie di punti che trasversalmente sono stati toccati da diversi consiglieri e quindi non soltanto di una parte politica. Intanto credo che discutere quando si parla delle linee programmatiche del Comune e la loro attuazione, dello stato dell’arte dell’Amministrazione, anche delle relazioni che il Comune inevitabilmente presenta nei confronti di altri livelli istituzionali e quindi delle decisioni e delle discussioni che a quei livelli si fanno, non credo sia parlar d’altro e non credo sia un fuori tema. Del resto voi vedete come, al di là di alcuni argomenti mediatici molto dibattuti in questi giorni, un tema si sta fortemente presentando alla discussione politica del nostro Paese, un tema che fra l’altro io, nella mia introduzione auspicavo, che è quello del federalismo fiscale e quindi credo che entrare nel merito di queste questioni e dei riflessi che questo può avere, ovviamente non solo a Faenza, ma sulle politiche e sulle risorse e le finanze degli enti locali, credo sia una questione di grande attualità e che ci riguarda da vicino. Ci riguarda da vicino, anche perché, per fare un esempio, voi avete più volte lamentato, soprattutto i consiglieri di minoranza, i ritardi nei
pagamenti ai fornitori del Comune, che sapete essere legati al Patto di Stabilità.
Ora lo spostamento dell’incasso da parte dei Comuni dell’I.C.I. sulla prima casa, che è stata azzerata come tassa per i cittadini, ma promessa come rimborso da parte dello Stato, bene che vada, come hanno scritto nella legge, questo deve avvenire entro i 60 giorni, speriamo, vedremo, perché ovviamente ad oggi non si sa nulla, però se noi eravamo in ritardo già il 16 giugno, che è la data di scadenza per la riscossione dell’I.C.I., la prima tranche dell’I.C.I., evidentemente quei diversi milioni di euro legati all’incasso sull’I.C.I. della prima casa, che arriveranno al Comune, se va bene dopo due mesi, allungheranno di due mesi quei possibili pagamenti ai fornitori. Quindi vedete che dopo non è che si può far finta che qui si vive su un’isola deserta e tutto quello che avviene intorno, soprattutto agli altri livelli istituzionali, sia ininfluente, anzi negli ultimi anni credo, e non sono l’unico amministratore a dire questo, la politica dello Stato rispetto agli enti locali è stata una politica di progressivo impoverimento e dico la politica dello Stato. Non voglio fare neanche troppi riferimenti politici, perché in effetti ci sono state delle tendenze che da tempo stanno venendo avanti indipendentemente dal susseguirsi di diversi governi. Ecco quindi che dobbiamo non solo parlarne, ma stare molto attenti a quella discussione. Finalmente l’ANCI che, per la verità, non sempre brilla di grande vita propria, di grande dinamismo, sta battendo un colpo e su questi temi sta affermando anche la necessità che vi sia un ruolo dei Comuni, perché il rischio è che si parli di un federalismo tutto di tipo regionalista, che finirebbe forse per non risolvere anche le problematiche degli enti locali, che sono poi i soggetti che alla fine forniscono i servizi diretti ai cittadini, perché tranne la sanità, che è pagata, dalle regioni, tutti gli altri servizi alla fine finiscono per transitare dal Comune, quindi vedete che anche il tipo di federalismo fiscale che può venire avanti ci deve assolutamente interessare. Detto questo, io credo di poter evidenziare un tema, che è un tema complesso e che mi sembra molto condiviso e percepito come tema centrale di questi anni e del prossimo futuro a Faenza, che è quello del binomio sviluppo-innovazione. Stiamo prendendo atto che i nostri modelli di sviluppo presentano tutta una serie di crepe, che abbiamo bisogno di incentivarne dei nuovi, oltre che rafforzare, quand’è possibile, quello esistente e che nel farlo abbiamo assolutamente bisogno di essere innovativi e di puntare su quelle produzioni che possono essere consone ad una società evoluta come la nostra, che sempre meno saranno le produzioni “pesanti” e sempre più saranno produzioni legate ad un altro valore aggiunto dal punto di vista dell’innovazione. Ora, questo credo sia un orizzonte condiviso perlomeno nella sua definizione, poi se sfrondiamo il dibattito dalla retorica, forse in parte fisiologica, che fa dire alla maggioranza ed in particolare agli amministratori che le scelte fatte sono tutte giuste e che fa dire quasi sempre alla minoranza che le scelte fatte sono tutte sbagliate, forse possiamo trovare dei ragionamenti comuni che ci possono convincere su alcune linee di sviluppo. Io non credo che si possa pensare anche a nuovo sviluppo senza accettare delle novità, degli investimenti, delle innovazioni, dei nuovi insediamenti, però, per un motivo o per l’altro, credo che non soltanto a livello politico, ma spesso anche a livello sociale, c’è diffidenza rispetto alle trasformazioni. Allora, se per esempio noi vogliamo la logistica e tendiamo a rendere diciamo complicato il ragionamento sul traffico pesante, o almeno in certe zone, è evidente che facciamo fatica a pensare a questo. Certo parlare di logistica significa inevitabilmente un impegno forte per la realizzazione anche delle piattaforme di smistamento e quindi per una struttura come quella dello scalo merci, ma significa comunque confrontarsi con le infrastrutture e con quello che le infrastrutture portano, ma è soltanto un esempio, per dire che credo che almeno stiamo partendo tutti dalla considerazione che a stare fermi oggi i problemi saranno sicuramente maggiori. E credo sia anche abbastanza condiviso un fatto, quello cioè che lega il modello di sviluppo alla necessità dell’innovazione. Allora io su questo credo di voler affermare un pensiero abbastanza semplice e che comunque tiene legati
all’innovazione dei temi che non sono soltanto prettamente economici. Ora l’innovazione nessuno la fa né per decreto, né per acquisto, la fa perché, all’interno delle aziende, nel tessuto sociale, nel tessuto economico ci sono energie che vanno in quella direzione, quindi ci sono persone vocate all’innovazione e sufficientemente preparate per poterla portare avanti. Ci sono imprenditori che percepiscono questo dato come quello strategico delle loro imprese, ci sono amministrazioni che questi modelli, per quanto possibile, cercano di favorire, attraverso sicuramente per esempio la facilità degli insediamenti e quindi anche il costo delle aree, qualcuno, mi sembra anche il Cons. Gaddoni parlasse del problema del costo delle aree industriali. Ora interventi in questo senso anche sul piano normativo sono stati fatti, in alcune urbanizzazioni di prossima realizzazione noi riceveremo come Amministrazione delle aree già lottizzate e destinate appunto a fini produttivi che potremo collocare sul mercato per l’artigianato, per l’innovazione, lo decideremo noi ovviamente, cioè lo deciderà l’Amministrazione Comunale a prezzi che verranno decisi in modo molto calmierato rispetto al mercato, anche perché queste aree arrivano gratuitamente nel patrimonio dell’Amministrazione Comunale, quindi su questo tipo di cose una risposta si può dare. Ma il tema dell’innovazione è sicuramente più complesso ed uno degli elementi che favorisce la presenza di
innovatori è certamente un clima culturale ed una mentalità della comunità che queste presenze favorisce. Per questo io credo che ad un esempio un ragionamento come quello dell’Università sia estremamente importante, perché quando in una città
arrivano persone come dovrebbe essere il caso di Faenza, fra l’altro già formate in modo alto, perché già in possesso di laurea di primo e di secondo livello, inevitabilmente portano livelli di confronto che alzano la qualità anche della comunità da questo punto di vista, soprattutto dal punto di vista intellettuale. Quando parliamo di cultura io credo che dobbiamo stare attenti a polemizzare, come spesso succede, sui costi della cultura, la cultura è l’elemento di base più importante per favorire, per incentivare il tema dell’innovazione all’interno di una comunità, perché sono le comunità ad alto tasso di cultura e di formazione che presentano ovviamente il maggior numero di innovatori. Questa è una grande scommessa che dobbiamo fare e che dobbiamo continuare a portare avanti per degli anni, perché non è pensabile che questo avvenga con una scelta un giorno per quel giorno e di lì in avanti, ma avviene con un percorso, un percorso sul quale si mostra tenacia, sul quale non si deflette e che diventa un percorso visibile in città ed all’esterno della città. Questo credo sia il tema di fondo sul quale questa Amministrazione e le
prossime, anche perché il mandato di questa Giunta e di questo Consiglio Comunale si avvia inevitabilmente alle ultime scelte e quindi alcuni percorsi possono essere abbozzati, ma non possono essere interamente incanalati o concretizzati, quindi c’è un pezzo di strada che non spetterà a questa Amministrazione e tuttavia bisogna durare per un tempo ben maggiore di quello che manca alla fine di questa legislatura, insistere sui temi della cultura, dell’innovazione, della qualità della formazione se si vuole veramente fare di Faenza una città dove parlare di nuove tecnologie, parlare di prodotti ad elevato livello intellettuale abbia un senso.
Ecco questa è la mia opinione. Credo che su questa linea generale sia possibile una condivisione ampia, anche perché ho sentito molte valutazioni che guardano ad esempio al tema del polo tecnologico, dell’incubatore, di quello che sta avvenendo nel Parco Torricelli con interesse, perché può essere una delle opportunità.
Certo non dobbiamo essere così naif da pensare che semplicemente una struttura creata dalle istituzioni sia in grado di produrre questo, però può essere uno dei tanti tasselli, uno dei tanti elementi che, insieme ad altri, concorre ad indirizzarsi su quella strada. E’ una strada, secondo me, necessaria se vogliamo dare un futuro alla nostra città, anche perché credo che avesse ragione la prima affermazione che ha aperto questo dibattito, che è stata dal Cons. Tini e che diceva: “Scordiamoci di vedere nei prossimi anni un livello di introiti di oneri di urbanizzazione come quello degli anni recenti”. Questo lo sappiamo, dobbiamo esserne consapevoli e dobbiamo impostare politiche finanziarie che facciano sì che il Comune possa gestirsi anche in periodi dove tutto questo non avverrà. Ecco perché un tema
come quello di dove finiscono le tasse dei cittadini non è un tema peregrino. Alcune questioni invece di dettaglio. Certamente, per esempio quando si parla dello sviluppo e della situazione economica del nostro territorio, oltre a citare i casi che abbiamo tutti in mente, recenti, di alcune aziende che hanno addirittura chiuso l’attività e che hanno comportato un impoverimento del tessuto economico, credo che non dobbiamo dimenticare lo scenario di fondo in cui si sta muovendo il settore agricolo. Mi sembra lo citasse il Cons. Bucci, è ovvio che questo è un dato da seguire con grande attenzione perché questo è un settore che storicamente ha prodotto parte significativa del reddito del comprensorio, anche se, dal punto di vista dell’occupazione, già negli ultimi 20-25 anni si è andato progressivamente impoverendo, non è impoverito come reddito complessivo semmai, ma si è impoverito dal punto di vista degli addetti. Negli anni ‘70 noi avevamo credo una percentuale fra il 25 e il 30% di addetti in agricoltura sull’occupazione complessiva, oggi questa percentuale è ridotta al 9% e senza che vi siano state crisi complessive, per tante ragioni, anche perché molte famiglie non riescono a dare continuità in quel settore all’attività agricola e poi, negli ultimissimi anni, si sono inseriti dei meccanismi di crisi di settore che ovviamente rendono tutto questo ancor più difficile. Cosa dobbiamo fare?
Credo che quello che ci compete è cercare di favorire quelle scelte che condividiamo come scelte che possono aiutare il settore a darsi una prospettiva, per cui se alla fine la scelta dovrà essere quella di un ridimensionamento del numero dei fondi, perché sarà più competitivo un accorpamento, credo che all’Amministrazione Pubblica dovranno essere chieste quelle scelte di prospettiva ad esempio sul Piano Urbanistico che favoriscano quella scelta piuttosto che le scelte opposto, perché se no non daremmo una mano al settore. Questo è uno degli argomenti che si discuterà non solo nella Conferenza Economica, ma anche con le associazioni agricole, con i
rappresentanti di quel mondo nella discussione sul Piano Strutturale, però è chiaro che per Faenza, ancor più della ceramica, questo rappresenta un settore di reddito forte, ha sempre rappresentato un settore di redditi in crescita forte. Certo la ceramica ci rende più famosi nel mondo, anche perché l’agricoltura si fa da molte parti e la ceramica da molte meno, però dal punto di vista della sostanza economica noi parliamo sempre di ceramica, forse credo che dobbiamo avere un occhio, e non soltanto un occhio, molto attento, appunto al settore agricolo, che è comunque per Faenza un settore tradizionale, vista la fertilità della zona in cui ci troviamo a vivere. In un momento di difficoltà economica diventa forse ancora più straordinariamente importante il dato delle politiche di comunità e cioè questo dato caratteristico delle nostre zone, perché non è un dato caratteristico di tutt’Italia, che fa sì che vi sia ancora una forte identità comunitaria e cioè vi
sia una voglia di partecipare alla vita pubblica, o meglio alla vita civica nelle sue varie forme, e quindi non sono solo quelle dell’espressione di un pensiero politico della mobilitazione per i partiti, ma sono quelle del volontariato, che noi sappiano essere estremamente ricco e variegato nella nostra città, che possono dare un senso di aiuto reciproco che credo sia importante nei momenti in cui, come questo momento storico, le crisi portano spesso le persone a rinchiudersi nel loro pessimismo ed a guardare le cose da un punto di vista troppo spesso individuale.
Ora guardare le cose da un punto di vista individuale per qualcuno può significare ovviamente un motivo di crescita, per i più certamente non significa un bene complessivo e quindi avere ancora questa voglia di vita di comunità indipendentemente, ripeto, dalla connotazione politica, credo sia un aspetto che debba essere ancora sostenuto da parte dell’Amministrazione Comunale. Vedo una valutazione in questo senso anche qui abbastanza trasversale. Devo dire che il Comune di Faenza è comunque un Comune che, per l’associazionismo, sta facendo molto. Ogni tanto ci sono le discussioni, le polemiche tra i finanziamenti a pioggia o quelli che qualcuno preferisce definire clientelari, ecc., però se andate a vedere l’elenco delle associazioni e, soprattutto, se andate a vedere la mole di strutture che una città come Faenza da tempo sta cercando di mettere a disposizione del mondo associativo, e non parlo solo dei Rioni, parlo di strutture come la Casa delle Associazioni, che non si ritrova tanto di frequente, cioè è più facile un patrimonio immobiliare valorizzarlo soprattutto in momenti difficili sul piano che so commerciale, no? Eppure a Faenza la quasi totalità delle associazioni ha sede spesso in un locale pubblico, del Comune, nel quale ovviamente riesce a vivere in modo molto più tranquillo e sicuro di quanto non potrebbe essere in una situazione privata. Questo credo sia un modo intelligente - e ripeto non l’abbiamo inventato noi perché questa è una tradizione che viene avanti già da un po’ di tempo - per supportare quelle energie che, soprattutto in questi momenti, diventano straordinariamente importanti e decisive. Da questo punto di vista un tema abbastanza fine, che è quello della partecipazione, ovviamente in una città come Faenza, che ha visto l’esperienza del decentramento, si scontra oggi con delle norme che, di fatto, lo impediscono nelle forme istituzionali. Questa volta è stato il Governo Prodi a deciderlo, quindi non faccio una critica ovviamente al Governo attuale. Allora potrebbe sembrare paradossale che, nel momento in cui noi attiviamo la Consulta per i cittadini stranieri, che credo sia una cosa importante e che
comunque riguarda la città nel suo complesso e non solo nelle sue parti, noi non affrontiamo con attenzione anche il tema di una partecipazione ampia dei faentini. Forse, anzi necessariamente, deve essere rimodulata in altre forme, perché nelle forme istituzionali che abbiamo conosciuto fino ad oggi, non è possibile, ma credo possa essere uno degli elementi di discussione e di decisione della restante parte della nostra vita amministrativa. Alla scadenza del Consiglio Comunale, quindi di questo mandato, nel bene o nel male noi avremo comunque deciso qualcosa, perché se non decidiamo niente non potremo fare elezioni, non metteremo nessuno e chiuderemo quell’esperienza e questa è comunque una decisione, oppure vediamo - e sarà uno degli argomenti che affronteremo da settembre, e credo siate d’accordo di affrontarlo - se riusciamo ad individuare forme di partecipazione che coniughino, come hanno saputo fare le circoscrizioni, o i quartieri, a seconda di come vogliamo
chiamarli, in questi anni, la territorialità con la partecipazione democratica. Noi dobbiamo evitare il rischio, in una città dove l’associazionismo di tutti i tipi - e l’associazionismo è sempre positivo in sè - è così forte, che siano i mondi associativi a diventare gli interlocutori democratici, cioè i mondi associativi sono interlocutori privilegiati di una comunità politica; certamente non possono assumere il ruolo di interlocutori democratici, perché non hanno dietro sè la validazione di una carica elettiva, quindi di una scelta democratica di tutti i cittadini, anche di quelli che non vogliono associarsi, ma hanno ugualmente il diritto di essere rappresentati e di fare sentire la loro voce. Ecco perché quell’esperienza, secondo me, era comunque ed è fino ad oggi un’esperienza estremamente positiva. Io credo che i temi fondamentali siano questi. Le infrastrutture sono un argomento di cui discutiamo ovviamente con grande frequenza e quindi mi sembrano meno decisive in questa discussione, anche se sono decisive quando si parla di qualità della vita e, soprattutto, anche di modelli di sviluppo, perché senza le infrastrutture tutto questo non sarebbe possibile. Ho preferito concentrare le riflessioni su questi argomenti di sfondo, su questi argomenti di strategia di comunità che mi sembrano quelli più importanti che oggi ci stanno davanti, perché investono il tema anche della mentalità di una comunità. Il tema della mentalità è il tema decisivo, perché
presentarsi di fronte a questa crisi con la voglia di fare delle cose, quindi di uscirne in avanti è un atteggiamento; presentarsi di fronte a questa crisi in termini difensivi è l’atteggiamento opposto. Ora, dal punto di vista morale, non c’è nessuna scala di giudizio, dal punto di vista politico io credo che la scelta fra questi due modelli sia profondamente diversa e che, soprattutto quando il mondo impone delle trasformazioni, bisogna stare nella parte avanti delle carrozze e non in quelle indietro, perché ad un certo punto, con le trasformazioni, il treno rischia di rompersi, fra l’altro in Italia, come vedete, si spezzano molto spesso, ed è bene stare nella parte davanti.”
Segnalato dal Consigliere Comunale Lasi Francesco.

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