domenica 29 giugno 2008

"Paese al collasso, dialogo finito" Berlusconi? "Pensa solo a sè"

E nel Pd stop alla costruzione di steccati. "Votati dal 34% perchè andati soli"
di MASSIMO GIANNINI

ROMA - "L'Italia vive la crisi più drammatica dal dopoguerra in poi. Berlusconi prende in giro i cittadini, e si occupa solo dei suoi affari personali. Ora basta, il dialogo è finito". Walter Veltroni va all'attacco. Se mai è esistito, il "Caw" è archeologia repubblicana. Tra maggioranza e opposizione è guerra aperta. Il leader del Pd denuncia la "crisi devastante in cui versa il Paese", e punta il dito contro il Cavaliere.
Onorevole Veltroni, da cosa nasce questo suo allarme?
"La crisi ha origini antiche. Ma oggi quello che sconcerta è il capovolgimento delle priorità. L'Italia vive la condizione più drammatica dal dopoguerra. Siamo in piena stagnazione. I consumi crollano: quelli finali sono a -2,3%, a -4% nel Mezzogiorno. Per la prima volta siamo passati dal 6,4 al 7,1% nel tasso di disoccupazione. La produttività è -0,2%, il Pil ristagna al +0,1%. Il Paese è fermo".
Ma è fermo da anni.
"Sì, ma ora si sommano due circostanze. La prima è la sconcertante manovra del governo. Ora che sale la nebbia degli spot, finalmente viene fuori la realtà. C'è una prima novità, devastante: le tasse aumentano, dello 0,2% nel 2010. E nonostante la promessa elettorale sul calo della pressione fiscale sotto il 40% del Pil, nel 2013 arriverà al 42,9%. Poi c'è la seconda notizia, non meno clamorosa: l'esito della famosa Robin Hood Tax. Dei 5 miliardi presi sa quanto va alla famosa carta per i poveri? 290 milioni di euro quest'anno, 17 l'anno prossimo e 17 l'anno successivo. Briciole. Nel frattempo, aumentano di circa 300 euro le spese nelle famiglie: 180 euro per benzina gas e luce, 100 euro per i generi alimentari. Poi c'è una terza notizia: si riduce la spesa per gli investimenti, 10 miliardi in meno da qui al 2011. Vogliono dare le armi ai vigili urbani, vogliono mettere i vigilantes, ma intanto riducono le spese per gli straordinari delle forze di sicurezza: 800 milioni in meno per la polizia, 800 milioni in meno per i carabinieri, e tagliano 150 mila persone nella scuola. Ecco l'Italia vera: sull'orlo del precipizio".
Segretario, non la vede un po' troppo nera?
"Niente affatto. Questa è la fotografia del Paese, attraversato da impoverimento, insicurezza e paura. E la nostra destra che fa? Chiede le impronte dei bambini rom, una cosa che solo a sentirla fa venire i brividi. Vara una manovra che truffa i cittadini. Inventa il reato di immigrazione clandestina, che il premier definisce impraticabile dopo aver firmato il ddl che lo contiene. Inventa la bufala dei mutui, che costa 13 mila euro in più a famiglia. Mette in scena la farsa dei rifiuti, con Bossi e Calderoli che chiedono alle Regioni di prendere i rifiuti. Perché non l'hanno chiesto prima? Anche i rifiuti sono diventati merce elettorale? E infine rilancia le leggi ad personam. Questo, alla fine, genera un'inquietante caduta dello spirito pubblico. Nel momento più drammatico della storia italiana, di cosa stiamo parlando dall'inizio della legislatura? Del decreto per Rete4, della norma sposta-processi, del Lodo Schifani. Lo trovo intollerabile".
Sul Lodo Schifani o Alfano qual è la valutazione del Pd?
"Non do valutazioni finché c'è di mezzo quell'emendamento al decreto sulla sicurezza. Se non si stralcia la norma blocca-processi, non discutiamo del resto. Dopodiché, sul Lodo io chiedo: è la priorità di un'Italia che non sa come arrivare alla fine del mese? E poi aggiungo: c'è bisogno di disciplinare questo tema adesso, in modo così scandalosamente segnato dalla preoccupazione contingente di una delle 4 cariche istituzionali, che vuole una norma per sé e non una norma per la democrazia? E quale principio stabiliamo: un'alta carica dello Stato, che poi magari diventa un'altra alta carica dello Stato, può compiere qualsiasi tipo di reato senza essere perseguibile per un tempo illimitato? No, a tutto questo io dico no. Se c'è un'esigenza di garanzia generale, allora studiamo pure una norma. Ma intanto come disegno di legge costituzionale, e poi la facciamo scattare dalla prossima legislatura. Così si fa, nelle democrazie europee".
Quindi su questo in Parlamento sarà battaglia?
"Sarà battaglia su questo, ma sarà battaglia su tutto. Noi vogliamo combattere per ristabilire una gerarchia delle priorità. Qui di urgente non ci sono i decreti salva-processi del premier, ma i disagi di milioni di italiani. Per questo voglio la grande manifestazione d'autunno".
Di Pietro, dal quale siete sempre più divisi, obietta: se c'è davvero l'emergenza democratica, è ridicolo aspettare l'autunno.
"Ho parlato dell'autunno perché su alcune questioni sociali, che Di Pietro non sa neanche dove stiano di casa, sarà quello il momento più critico. Detto questo non mi spaventa avere idee diverse su come fare opposizione. Io non vivo col problema che c'è uno che urla più di me, perché sono un riformista e so che per un riformista c'è sempre uno che urla più di te. Ma so anche che quelle urla poi si perdono nell'aria. E so che quelli che alla fine cambiano davvero le cose sono i riformisti. Vivere con la paura del nemico a sinistra è qualcosa di cui ci dobbiamo liberare per sempre".
Ma di fronte a Berlusconi che continua a bastonarvi ha senso continuare a restare appesi al "dialogo", come fosse la nuova ideologia della legislatura?
"Lei ha ragione. Il dialogo ha senso solo se dà risultati concreti. Secondo un sondaggio Ipsos, il 71% degli italiani è favorevole al dialogo tra maggioranza e opposizione, purché risolva i problemi. È questo, oggi, che è venuto meno. Berlusconi, alla Camera il primo giorno, ha parlato di un clima nuovo nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Io prudentemente risposi "vedremo se alle parole corrisponderanno i fatti". Oggi rivendico la giustezza di quella scelta: pensi che regalo sarebbe stato per Berlusconi, se di fronte alle sue aperture l'opposizione avesse detto: no, io con te non ci parlo perché sei Berlusconi. Sarebbe stato il suo alibi perfetto. Invece noi abbiamo detto: se c'è la disponibilità a fare riforme istituzionali nell'interesse del paese noi siamo pronti. Nessuno può dire che noi abbiamo avuto un atteggiamento pregiudiziale. Ma proprio per questo oggi possiamo avere la libertà totale di dare i giudizi più severi sull'operato del premier".
Ma in queste condizioni ha ancora senso, il dialogo?
"No. In queste condizioni il dialogo è finito. È finito perché loro non sono in grado di votare un presidente della commissione di vigilanza se non facendo trattative che noi non facciamo. È finito perché loro sanno procedere solo per strappi, come hanno fatto sulla giustizia. È finito perché Berlusconi è tornato ad essere ciò che è...".
Il Caimano?
"Non ho mai dato giudizi personali e continuo a non darli. Mi limito a osservare che il modo in cui Berlusconi ha condotto la campagna elettorale, e poi le cose che ha detto in Parlamento, e poi quelle che sta facendo ora, sono una somma di doppiezze, indistinguibili e inconciliabili. E sono una somma zero per il Paese".
Lei boccia legittimamente il governo, ma parla come se nel Pd fossero tutte rose e fiori. In realtà, dalla sconfitta del 13 aprile, non le pare che siate usciti confusi, sfibrati, divisi?
"Ho già detto che la sconfitta c'è stata, ed è stata dura. Ma oggi, a chi accusa dall'interno il gruppo dirigente, rispondo citando Roberto D'Alimonte sul "Sole 24 Ore". Il risultato delle elezioni non poteva essere un punto d'arrivo, ma solo un punto di partenza. Come tale, è stato tutto sommato un buon risultato, ottenuto in condizioni difficili, su cui si può costruire con pazienza, intelligenza e umiltà. Invece quello che appare oggi è un partito ripiegato su se stesso. Eppure, rispetto alle elezioni che avevamo vinto per modo di dire nel 2006, al Senato noi siamo cresciuti del 6%, alla Camera del 2%. Abbiamo il 34% dei voti, cioè siamo agli stessi livelli del Labour in Inghilterra, dell'Spd in Germania, dei socialdemocratici in Svezia".
Verissimo. Ma il Pd resta minoranza nel Paese. E ora oscilla paurosamente sulle alleanze.
"Sa perché abbiamo preso quel 34%? Perché siamo andati liberi, ed è una scelta di cui mi piace assumermi fino in fondo la responsabilità. L'Unione era un'esperienza finita, forse già prima del voto del 2006. Oggi c'è qualcuno che ha nostalgia con quelle riunioni di maggioranza con tredici partiti? Se c'è lo dica, si faccia avanti".
C'è chi le obietta: andare da soli non vuol dire coltivare il mito dell'autosufficienza.
"Questo è un vizio da vecchia politica politicante: attribuire agli altri una posizione che non hanno, per poi poter polemizzare. Io non sono contro le alleanze a priori, ma ho sempre detto, e lo ripeto oggi, che l'alleanza si fa sui programmi, sulle scelte concrete. Quindi, dalla sinistra radicale a Casini, va bene tutto quello che è convergenza di programma. Ma ferma restando l'idea di fondo: mai più l'unione, che è la principale contraddizione rispetto all'Ulivo. Mai più partiti di lotta e di governo. Quella roba il Paese non la sopporta più".
Sia sincero. Non coglie segnali di malessere dentro il Pd? Ci sarà un motivo se "Europa" definisce l'ultima assemblea costituente "un funerale di prima classe"?
"Un segnale di malessere è il fatto che la nostra gente non è contenta di vedere che nel Pd si vanno costruendo recinti e steccati che non dovrebbero esistere. Abbiamo convocato per la terza volta in sei mesi un congresso, perché quando un'assemblea costituente riunisce 2800 persone è come fosse un congresso. Ditemi: quale partito italiano o europeo ha una vita democratica di questa dimensione? E perché la stessa critica non viene fatta ad An, o a Forza Italia? Non si dovevano sciogliere nel Popolo della libertà? La nostra forza, la forza del Pd, sta nell'essere capaci di riconoscere un pluralismo interno di idee, non di strutture. Un pluralismo di contributi intellettuali e di valori, non di casematte organizzate".
La dica pure, la parola maledetta: correnti. Le Fondazioni non sono correnti? La dalemiana Red non è una corrente?
"Non lo so, non me ne occupo. Io non faccio correnti, perché la mia unica "corrente" è il popolo del Pd, sono quei 3 milioni e mezzo di cittadini che hanno votato alle primarie".
E di Parisi che la invita a dimettersi cosa mi dice?
"Ho stima intellettuale per Parisi. Ma provo nei suoi confronti una delusione umana. Mi sarebbe molto piaciuto che estraesse il suo dardo fiammeggiante nel momento in cui Prodi dopo la vittoria del 2006 fu assediato dai partiti, che lo costrinsero a fare un governo di cento persone. Allora mi sarebbe piaciuto che Arturo si alzasse in piedi e dicesse "se è così io non ci sto". Ma non l'ha detto".
Nel Pd c'è chi dice: se vanno male le europee del 2009 Veltroni è finito. E c'è persino chi pensa che lei potrebbe crollare prima. Cosa risponde?
"Rispondo che fa sempre più rumore un albero che cade, piuttosto che la foresta che cresce. Io mi occupo di far crescere la foresta. Gli altri, se vogliono, si occupino di logorare me e il Pd in previsione delle europee. Io farò il contrario. Lavorerò per preparare, fin dal prossimo autunno, l'alternativa forte e credibile a un governo che sta portando l'Italia al collasso. La luna di miele tra Berlusconi e il Paese sta finendo. Tocca a noi proporre alla gente un'altra idea dell'Italia".

29 giugno 2008 da Repubblica.it

Il dolo Berlusconi

Marco Travaglio

Quando il Lodo Schifani-bis, anzi il Lodo Alfano, anzi il Dolo Berlusconi sarà sulla Gazzetta Ufficiale, l'Italia sarà l'unica democrazia al mondo in cui quattro cittadini sono «più uguali degli altri» di fronte alla legge. Un privilegio che George Orwell, nella «Fattoria degli animali», riservava non a caso ai maiali. E che, nell'Italia del 2008, diventa appannaggio dei presidenti della Repubblica, del Senato (lo stesso Schifani), della Camera e soprattutto del Consiglio. I massimi rappresentanti delle istituzioni, che nelle altre democrazie devono dare il buon esempio e dunque mostrarsi più trasparenti degli altri, in Italia diventano immuni da qualunque processo penale durante tutto il mandato, qualunque reato commettano dopo averlo assunto o abbiano commesso prima di assumerlo.
Compresi i reati comuni, "extrafunzionali", cioè svincolati dalla carica e persino dall'attività politica. Anche strangolare la moglie, anche arrotare con l'auto un pedone sulle strisce, anche stuprare la colf o molestare una segretaria. O magari corrompere un testimone perché menta sotto giuramento in tribunale facendo assolvere un colpevole. Che poi è proprio il caso nostro, anzi Suo. Come scrisse il grande Claudio Rinaldi sull'"Espresso" a proposito del primo Lodo, «un'autorizzazione a delinquere».
La suprema porcata cancella, con legge ordinaria - votata in un paio di minuti dal collegio difensivo allargato del premier imputato, che ha nome "Consiglio dei ministri" - l'articolo 3 della Costituzione repubblicana. Che recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali...». La questione è tutta qui. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero. Se tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, non ne possono esistere quattro che non rispondono in nessun caso alla legge per un certo numero di anni in base alle loro "condizioni personali e sociali", cioè alle cariche che occupano. Se la Costituzione dice una cosa e una legge ordinaria dice il contrario, la legge ordinaria è incostituzionale. A meno, si capisce, di sostenere che è incostituzionale la Costituzione (magari prima o poi si arriverà anche a questo). Ora, quando in una democrazia governo e parlamento varano una legge incostituzionale, a parte farsi un'idea della qualità del governo e del parlamento che hanno eletto, i cittadini non si preoccupano. Sanno, infatti, che le leggi incostituzionali sono come le bugie: hanno le gambe corte. Il capo dello Stato non le firma, il governo e il parlamento le ritirano oppure, se non accade nessuna delle due cose, la Corte costituzionale le spazza via. Ma purtroppo siamo in Italia, dove le leggi incostituzionali, come le bugie, hanno gambe lunghissime. Non è affatto scontato che il presidente della Repubblica o la Consulta se la sentano di bocciare il Lodo-bis. A furia di strappi, minacce, ricatti, vere e proprie estorsioni politiche, il terrore serpeggia nelle alte sfere (che preferiscono chiamarlo "dialogo"). E anche la Costituzione è divenuta flessibile, anzi trattabile. Un mese fa è passata con tutte le firme e le controfirme una legge razziale (per solennizzare il 60° anniversario di quelle mussoliniane) denominata "decreto sicurezza": quella che istituisce un'aggravante speciale per gli immigrati irregolari. Se fai una rapina e sei di razza ariana e di cittadinanza italiana, ti becchi X anni; se fai una rapina e sei extracomunitario, ti becchi X+Y anni. Vuoi mettere, infatti, la soddisfazione di essere rapinato da un italiano anziché da uno straniero. E il principio di uguaglianza? Caduto in prescrizione. Stavolta è ancora peggio, perché non è in ballo il destino di qualche vuccumpra', ma l'incolumità giudiziaria del noto tangentaro (vedi ultima sentenza della Cassazione sul caso Sme-Ariosto) che siede a Palazzo Chigi. Infatti è già tutto un distinguo, a destra come nella cosiddetta opposizione, sulle differenze che farebbero del Lodo-bis una versione "migliore" del Lodo primigenio. Il ministro ad personam Angelino Jolie assicura che, bontà sua, «la sospensione dei processi non impedisce al giudice l'assunzione delle prove non rinviabili, la prescrizione è sospesa, l'imputato vi può rinunciare. La sospensione non è reiterabile e la parte civile può trasferire in sede civile la propria pretesa». Il che, ad avviso suo e di tutti i turiferari arcoriani sparsi nei palazzi, nelle tv e nei giornali, basterebbe a rendere costituzionale la porcata. Noi, che non siamo costituzionalisti, preferiamo affidarci a chi lo è davvero (con tutto il rispetto per Angelino e il suo gemellino Ostellino), e cioè all'ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida. Il quale, interpellato il 18 giugno da Liana Milella su "la Repubblica", ha spiegato come e qualmente chi cita la sentenza della Consulta che nel 2004 bocciò il primo Lodo e sostiene che questo secondo la recepisce, non ha capito nulla: «La prerogativa di rendere temporaneamente improcedibili i giudizi per i reati commessi al di fuori dalle funzioni istituzionali dai titolari delle più alte cariche potrebbe eventualmente essere introdotta solo con una legge costituzionale, proprio come quelle che riguardano parlamentari e ministri... La bocciatura del vecchio lodo nel 2004 da parte della Consulta è motivata dalla violazione del principio di uguaglianza dei cittadini quanto alla sottoposizione alla giurisdizione penale». L'unica soluzione per derogare all'articolo 3 è modificare eventualmente la Costituzione (con doppia lettura alla Camera e doppia lettura al Senato, e referendum confermativo in mancanza di una maggioranza dei due terzi). E non con una legge che sospenda automaticamente i processi alle alte cariche: sarebbe troppo. Ma, al massimo, con una norma che ­ spiega Onida - «introduca una forma di autorizzazione a procedere che consentirebbe di valutare la concretezza dei singoli casi. Ragiono su ipotesi, perché gli ‘scudi' sono da guardare sempre con molta prudenza... La sospensione non dovrebbe essere automatica, ma conseguire al diniego di una autorizzazione a procedere. E comunque la legge costituzionale resta imprescindibile». Insomma, quando Angelino Jolie sbandiera la «piena coincidenza del Lodo con le indicazioni della Consulta», non sa quel che dice. La rinunciabilità del Lodo non significa nulla (comunque Berlusconi, l'unico ad averne bisogno, non vi rinuncerà mai: altrimenti non l'avrebbe fatto). E la possibilità della vittima di ricorrere subito in sede civile contro l'alta carica che le ha causato il danno, se non fosse tragica, sarebbe ridicola: uno dei quattro presidenti si mette a violentare ragazze o a sparare all'impazzata, ma i giudici non lo possono arrestare (nemmeno in flagranza di reato), nè destituire dall'incarico fino al termine della legislatura; in compenso le vittime, se sopravvivono, possono andare dal giudice civile a chiedere qualche euro di risarcimento... Che cos'è: uno scherzo? L'unica differenza sostanziale tra il vecchio e il nuovo Lodo è che stavolta vale per una sola legislatura: non per un premier che viene rieletto, nè per un premier (uno a caso) che passa da Palazzo Chigi al Quirinale. Ma ciò vale fino al termine di questa legislatura. Dopodiché Berlusconi, una volta rieletto o asceso al Colle, potrà agevolmente far emendare il Lodo, sempre per legge ordinaria, e concedersi un'altra proroga di 5 o di 7 anni.
A questo punto si spera che il capo dello Stato non voglia cacciarsi nell'imbarazzante situazione in cui si trovò nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi: il quale firmò (e secondo alcuni addirittura ispirò tramite l'amico Antonio Maccanico) il Lodo, e sei mesi dopo fu platealmente smentito dalla Corte costituzionale. Uno smacco che, se si dovesse ripetere, danneggerebbe la credibilità di una delle pochissime istituzioni ancora riconosciute dai cittadini: quella del Garante della Costituzione. Quando una legge è manifestamente, ictu oculi, illegittima, il capo dello Stato ha non solo la possibilità, ma il dovere di rinviarla al mittente prima che lo faccia la Consulta. In ogni caso, oltre al doppio filtro del Quirinale e della Consulta, c'è anche quello dei cittadini. Che, tanto per cominciare, scenderanno in piazza a Roma l'8 luglio contro questa e le altre leggi-canaglia. Dopodiché potranno raderle al suolo con un referendum, già preannunciato da Grillo e Di Pietro. Si spera che anche il Pd ­ se non gli eletti, almeno gli elettori ­ vi aderirà. Secondo Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, «il Lodo deve valere dalla prossima legislatura». Forse non ha pensato che così il Caimano si porterebbe dietro lo scudo spaziale anche al Quirinale.

venerdì 27 giugno 2008

Democratica, una festa grande come l'Italia

Presentata a Firenze la prima kermesse nazionale del PD

La prima Festa nazionale del Partito democratico è in programma a Firenze dal 23 agosto al 7 settembre. Avrà luogo alla Fortezza da Basso e si intitolerà "Democratica". Il luogo scelto è stato nell'ultimo decennio la sede delle feste regionali dell'Unità.
"Democratica" avrà un proprio logo che ripropone i colori e la grafica del simbolo del Partito democratico. Per 16 giorni la Festa nazionale del Partito Democratico ospiterà centinaia di eventi tra spettacoli, dibattiti e soprattutto confronti con esponenti politici dei due schieramenti.
La prima Festa nazionale del Pd è stata presentata oggi nel capoluogo toscano da Paolo Gentiloni, responsabile della comunicazione del partito e Lino Paganelli, responsabile nazionale delle feste del Pd.
Erano presenti Osvaldo Miraglia, responsabile festa PD Firenze e Andrea Barducci, coordinatore metropolitano PD.L'area interessata si estenderà per circa 90.000 metri quadrati, di cui 40.000 coperti. Quattordici saranno gli stand, enogastronomici e non solo, gestiti dal Partito Democratico metropolitano di Firenze.
Saranno allestiti dei veri e propri punti d'incontro tra il partito e i cittadini. Lo scopo è quello di continuare in questo nostro cammino programmatico di avvicinamento della politica alla realtà sociale, anche in vista delle prossime elezioni amministrative.
"Per gli spettacoli - ha aggiunto Osvaldo Miraglia, responsabile fiorentino della Festa - stiamo allestendo un cartellone ricco, capace di soddisfare i gusti di tutti.
Posso soltanto anticipare che chiuderà questa prima festa nazionale Pino Daniele".

mercoledì 25 giugno 2008

D'Alema battezza "Red": «Diamo sfogo al malessere»

di Andrea Carugati (giornalista de l'Unità)

Non sarà solo un'associazione di parlamentari e intellettuali. Ma un'organizzazione capillare, radicata sul territorio, con coordinamenti a livello regionale e provinciale. Il "tesseramento", 100 euro a testa, è partito già martedì pomeriggio al cinema Farnese, dove «Red», Riformisti e democratici, l'associazione che sarà la costola politica della Fondazione di Massimo D'Alema Italianieuropei, è stata tenuta a battesimo. 110 i parlamentari Pd già arruolati, 4 gli eurodeputati guidati dal capogruppo italiano nel Pse Gianni Pittella, prodian-lettiano il presidente Paolo De Castro, mariniano uno degli uomini forti del progetto, l'ex responsabile organizzativo della Margherita Nicodemo Oliverio. Che dice: «Avremo tantissime associazioni Red su tutto il territorio nazionale, luoghi dove nasca l'amicizia».

«Non sarà una corrente», hanno ripetuto in coro tutti gli intervenuti, da Livia Turco a Bersani, fino a D'Alema che ha chiuso l'incontro. Ma la Turco parla esplicitamente di una «doppia militanza: ben vengano luoghi che ci aiutino ad avere coraggio e schiena dritta». L'ex ministro degli Esteri ha battuto più volte sul rapporto tra Red e il Pd. «Non vogliamo destabilizzare, fare casino, o rompere le scatole a Veltroni». «Non vogliamo organizzare un pezzo del Pd, o fare un partito di massa», ha aggiunto. «Fare una corrente sarebbe stato più semplice- avverte- non avremmo avuto bisogno di tutta questa impalcatura. Qui ci sono persone che hanno votato candidati diversi alle primarie, io ad esempio ho sostenuto Veltroni e non ne sono pentito».

L'obiettivo dichiarato di D'Alema è aprire «un luogo di confronto tra politica e società», costruire «una forma politica di tipo nuovo», con una fondazione, una associazione, una tv satellitare, collegamenti internazionali, sulla falsariga del modello americano. «Vogliamo fare cultura politica», dice Bersani. «Solo il conformismo e la pigrizia possono far pensare a una corrente- dice D'Alema- ma noi non ci possiamo far condizionare, ricattare o intimidire da questo conformismo. Il successo di Red può essere importante per il decollo del Pd». D'Alema spiega di non volersi «sostituire», con Red, al momento della decisione politica: «Sono da tempo fuori da organismi di direzione politica, e non ho in mente di tornarci. Il nostro lavoro sta a monte delle decisioni, vogliamo fornire alla politica materiali ed elementi che aiutano». L'esempio c'è già, e lo descrive con nettezza Ignazio Marino, che proprio dentro Italianieuropei negli anni scorsi ha prodotto elaborazioni e progetti sui temi della sanità e della bioetica.

D'Alema parla di Red come di «un canale di partecipazione in più», in grado di dare sfogo «al malessere che c'è» nel Pd, di «canalizzarlo verso azioni positive e non distruttive». Spiega che il successo di Red si misurerà non con il numero dei parlamentari aderenti, ma dal «numero di persone, anche e soprattutto non iscritte al Pd, che aderiranno». Ma guai a chi volesse usare l'associazione per pesarsi dentro il Pd. Lo dice De Castro: «Nessuna ambizione di pesare il nostro contributo in termini di composizione dei gruppi dirigenti». E D'Alema si rivolge alla platea: «Se qualcuno vi dice "vediamoci prima della tale riunione", resistete. Non usate Red per scopi, pure legittimi, ma che sono diversi dal nostro».

Poi c'è l'idea di elaborare idee per la sfida a un centrodestra «che ha preparato la sua vittoria anche con tante iniziative culturali di questo tipo». Ma anche il governo e la sua maggioranza saranno interlocutori di Red, a partire dal convegno sulle riforme elettorali e costituzionali che sarà organizzato a metà luglio e che, ha detto D'Alema, tra gli invitati vedrà anche il ministro delle Riforme Bossi. In autunno altro appuntamento sui temi della competitività, con inviti ad alto livello nel mondo industriale e sindacale. «Credo nel dialogo- ha spiegato D'Alema- il punto è chi fissa l'agenda». Ed è chiaro che uno degli obiettivi di Red sarà fissare l'agenda, non solo dentro il Pd.

Uno dei temi più battuti nel bollente pomeriggio romano è la necessità di fissare in modo più netto la differenza tra centrosinistra e centrodestra. L'ha detto Bersani: «Non può essere la destra a dire che il mondo così non va bene, il Pd deve anche litigare con l'opinione del momento». Barbara Pollastrini: «La Lega vince perché ha un'identità chiara, non dobbiamo seguire il senso comune, Zapatero e Obama sanno osare». Livia Turco sprona a difendere gli immigrati da questa «caccia» che si è aperta, a non considerare «ineluttabile» l'introduzione del reato di immigrazione clandestina. Gianni Pittella, invece, punta sulla «felicità di chi è venuto qui oggi», una neanche tanto velata stoccata all'assemblea del Pd di venerdì a Roma. E introduce un altro tema, in contrapposizione al nordismo di molti dirigenti del Pd: «Red nasce per affermare una nuova politica meridionalista». Musica per Nicola Latorre, padrone di casa della giornata, che sorride a un paragone tra Red e il Correntone: «No, porta sfortuna, quelli sono stati sempre minoritari...».

sabato 21 giugno 2008

Assemblea nazionale del PD

Oggi abbiamo lo strumento, abbiamo cominciato ad avere idee e linguaggi. Ma dobbiamo fare un bagno di umiltà, immergerci nella società, recuperare il gusto della condivisione della vita reale delle persone. “Farci popolo”, come una grande forza riformista deve saper fare. Non una èlite di professionisti della politica, ma una comunità immersa nelle tensioni, nelle ansie, nelle speranze della società di cui è parte. Se sarà così sarà il Partito Democratico. Altrimenti non sarà. Ma sarà così.
Walter Veltroni.

Leggi il testo integrale della relazione

Vai allo speciale sul sito nazionale del PD

domenica 15 giugno 2008

Articolo per Faenza e mi Paes

Riceviamo e pubblichiamo.

Questo articolo a nome della Circoscrizione, scritto da Nevia Fabbri, con la partecipazione e condivisione di tutti i Consiglieri del Centro Nord, è stato pubblicato sull’ultimo numero di Faenza e mi Paes, parla di politica soprattutto locale, rapporti e collegamenti con i cittadini, dei problemi che si incontreranno se questi presidi distaccati dell’Amministrazione, le Circoscrizioni, venissero abolite, infine fa alcune valutazioni ed alcune proposte per uno sviluppo del nostro territorio, come parcheggi scambiatori ed altro.

"I Consigli di Circoscrizione, che prima si chiamavano Quartieri, a Faenza esistono da epoca remota. Nel 1997 è stato approvato il “Regolamento per il funzionamento dei Consigli Circoscrizionali”. Pertanto i Consigli di Circoscrizione sono stati FORTEMENTE VOLUTI, in quanto espressione di collegamento tra i cittadini con le relative problematiche del territorio e Pubblica Amministrazione. Con la finanziaria del 2007, sono stati aboliti i gettoni ai Consiglieri ed i compensi ai Presidenti Circoscrizionali e con la finanziaria del 2008 sono state abolite le Circoscrizioni nei Comuni con meno di 100.000 abitanti, ma questo non ha determinato particolari problemi in quanto tutti si sono dichiarati disponibili a portare avanti il loro incarico fino al termine del mandato nel 2.010; contestualmente c’è il rischio della diminuzione o riconversione del personale dedicato al Decentramento, ed andare quindi alla soppressione definitiva delle Circoscrizioni.
In questo periodo di gravi problemi determinati dallo stato di indigenza di molti cittadini, dalla precarietà del lavoro, dalla sicurezza, e da tanti altri ben più importanti, la soppressione dei Consigli di Circoscrizione con il relativo personale Comunale dedicato, porterebbe ad un risparmio economico, che và valutato rispetto alla perdita di rappresentatività e interazione del cittadino con la Pubblica Amministrazione.
Se sarà perseguito l’indirizzo della soppressione dei Consigli di Circoscrizione, occorre studiare altre modalità con cui i cittadini possano rapportarsi con le Istituzioni a livello locale, altrimenti andrà perduto tutto il patrimonio di esperienza, conoscenza e lavoro svolto in questi anni. Le modalità devono essere tali da garantire la partecipazione attiva dei cittadini su basi democratiche come è stato sinora.
A Faenza i Consigli di Circoscrizione non hanno portafoglio e i fondi che sono stanziati a Bilancio dal Comune, sono in parte erogati ai tre ai Centri Sociali del quartiere, mentre le poche risorse disponibili residue circa 1.500 €/anno sono utilizzati per organizzare attività socio-ludico-ricreative e a sostegno di attività sportive, per garantire un minimo di aggregazione e appartenenza alla società di cui siamo attori.
Come noto, la Circoscrizione Centro Nord nel territorio Faentino, in particolare a valle della ferrovia Bo-An. è la più problematica.
In passato penalizzata dalla Zona Industriale, mentre ora che è in una fase di riqualificazione, si trova in un periodo di evoluzione continua ma faticosa, determinata dal modificarsi dell’assetto urbanistico del territorio, che porterà il quartiere ad avere il nuovo volto come rappresentato sulla carta, quartiere che si stà formando gradualmente e stà assumendo i connotati di “quartiere del futuro”.
In questi anni il Consiglio di Circoscrizione che è ben radicato nel territorio, con il contributo dei cittadini residenti, ha portato avanti tematiche ormai annose, che la Pubblica Amministrazione, in parte ha già realizzato; molte sono in fase di attuazione, altre in fase di progettazione esecutiva, altre in fase di studio preliminare.
Osserviamo con piacere che il nuovo Quartiere Borgo San Rocco, fa incetta di riconoscimenti e premi a livello nazionale ed internazionale ed è preso ad esempio quale innovativo quartiere bioedilizio che si basa su uno “Sviluppo Sostenibile”.
Auspichiamo che tali riconoscimenti frutto dell’orientamento intrapreso dall’Amministrazione Comunale in materia urbanistica, possano consentire di portare avanti le proposte avanzate da tempo in merito ai parcheggi scambiatori, all’apertura della Stazione FF.SS. lato valle, alla limitazione e diversa regolamentazione del traffico, alla sistemazione della rete di smaltimento dell’acqua meteorica, alla sicurezza dei cittadini, a un sistema di raccolta dei rifiuti più razionale, , allo sviluppo e utilizzo di fonti rinnovabili, ma sempre nel rispetto della salute del cittadino.
Negli anni di mandato che restano, l’impegno dei Consiglieri della Circoscrizione e dei membri delle Commissioni è quello di continuare ad operare, affinché i punti sopra esposti e tutti quelli che riguardano le problematiche del nostro territorio siano realizzati.
Pertanto, con l’aiuto, il sostegno e la partecipazione attiva di tutti i cittadini, gli sforzi profusi, anche se non porteranno a risultati totali immediati, saranno sempre e comunque rivolti verso il pubblico interesse e il bene comune per un reale “SVILUPPO SOSTENIBILE”.

5/5/2008 Circoscrizione Centro Nord"

sabato 14 giugno 2008

Infrastrutture del territorio faentino


Martedì 24 giugno, alle ore 20.45, presso l'Auditorium Sant'Umiltà in via Pascoli, si terrà un'iniziativa sulle infrastrutture nel territorio faentino.
La serata sarà presieduta dalla nostra segretaria di circolo, Federica Marano, e vi parteciperanno Angelo Zoli, Francesco Giangrandi e Claudio Casadio.
La cittadinanza è invitata a partecipare.

martedì 10 giugno 2008

Direttivo del Circolo Lombardi del Partito Democratico di Faenza

Membri
Angeli Graziello, Babini Alberto, Barnabè Serena (vice-segretaria), Callegari Donatella, Chiarini Claudio, Fabbri Nevia, Giama Omar, Lasi Francesco, Malpezzi Elmiro, Marano Federica (segretaria), Melandri Manuela, Pelliconi Attilio, Pierri Marisa, Ranieri Pier Paolo, Rivalta Giancarlo, Salghini Donatella, Savorani Germano, Trambaglio Laura, Valgimigli Giuseppina, Visani Ilaria

Membri di diritto
Casadio Claudio, Degli Esposti Federica

Direzione comunale del Partito Democratico

Membri
Albonetti Agnese, Assirelli Federico, Assirelli Giorgio, Assirelli Samantha, Babini Alberto, Baccarini Antonella, Baccarini Monica, Barnabè Serena, Bertozzi Nadia, Bezzi Catia, Brandolini Andrea, Bulzaga Benedetta, Calderoni Giovanni, Casadio Bruno, Casadio Vincenza, Casanova Stefano, Castellari Anna Maria, Cossa Concetta, Cristofori Marcello, Dal Prato Luciano, Dalle Fabbriche Cesare, Dalmonte Savino, Drei Federica, Fabbri Nevia, Fagnocchi Sabrina, Fantinelli Mirella, Ferri Pier Nicola, Ferrucci Riccardo, Galassi Debora, Genovese Concetta, Ghetti Anna Chiara, Giovannini James, Isola Massimo, Laghi Chiara, Lasi Francesco, Lazzarini Antonio, Liverano Micaela, Liverani Pierino, Marano Federica, Martorano Giovanna, Mazzotti Claudia, Mazzotti Tania, Melandri Manuela, Mingazzini Giovanni, Mirandola Alex, Nonni Antonio, Pasini Lamberto, Plazzi Saverio, Prati Antonello, Ranzi Lorella, Ricci Dennis, Rinaldi Alan, Rontini Manuela, Sassi Filippo, Savelli Lino, Savorani Germano, Scardovi Angela, Succi Miranda, Timoncini Daniela, Venturelli Gabriele.

Membri di diritto
Sindaco, Membri della Giunta Comunale, Presidente e Capogruppo in Consiglio Comunale, Tesoriere, Coordinatore Comunale del movimento giovanile

Invitati Permanenti
Figure apicali di Enti (presidenti), Istituzioni, Società (presidenti) pubbliche e organizzazioni di rappresentanza del mondo del lavoro (segretari) ed economico (presidenti) che siano iscritti al Partito Democratico di Faenza, Membri della segreteria del Partito Democratico, Parlamentari se iscritti al Partito Democratico di Faenza, Membri della Giunta e del Consiglio REgionale se iscritti al Partito Democratico di Faenza, Presidente della Provincia se iscritto al Partito Democratico di Faenza, Capogruppo in Consiglio Provinciale se iscritto al Partito Democratico a Faenza, Presidenti del quartieri se iscritti al Partito Democratico di Faenza.

Segreteria Comunale del Partito Democratico

Bandini Antonio,
Dalmonte Savino,
De Giovanni Silvia,
Degli Esposti Federica,
Fontana Rinaldo,
Samorì Carlo,
Sangiorgi Simona.

lunedì 9 giugno 2008

Centri anti violenza: comunicato stampa

Riceviamo e pubblichiamo


La Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle Donne, che accoglie al proprio interno la maggior parte delle associazioni di donne e dei servizi italiani rivolti alle donne vittime di violenza, esprime sconcerto e preoccupazione per le scelte operate dal Governo in tema di violenza di genere verso le donne.

La rete dei Centri aveva sollecitato in più occasioni la definizione di un Piano di azione nazionale contro la violenza alle donne quale strumento principale per mettere a punto azioni di sistema per garantire un efficace intervento di prevenzione e contrasto in area culturale, sanitaria, sociale e di protezione, e sia per sostenere le attività svolte dai centri stessi.

Avevamo plaudito la decisione di creare, da parte del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità un fondo nazionale per l’anno 2008 così da avviare la sperimentazione di un Piano di azione contro la violenza, uniformando così l’Italia agli standard attuati negli altri stati europei.

Leggiamo con preoccupazione le affermazioni del nuovo Ministro in tema di analisi del fenomeno (lettera a La Repubblica), e rileviamo che in quella stessa lettera si esprime la volontà di rivedere, ripensare e rafforzare i centri antiviolenza. I dati e la lettura del fenomeno che emerge in qualsiasi indagine e documento internazionale, contrasta con l’interpretazione del nuovo Ministro. La violenza verso le donne avviene (come rilevato in tutte le indagini nazionali ed internazionali) nelle relazioni di intimità, nelle famiglie, e l’imposizione dell’affido condiviso nei casi di violenza domestica serve solo ad innalzare il rischio di pericolosità per le madri e per i figli. Pur condividendo con il Ministro il diritto dei figli di mantenere un rapporto continuativo con entrambi i genitori durante e dopo la loro separazione, l’attuale legge sull’affido condiviso ci appare caratterizzata da una pericolosa semplificazione in quanto impone un unico modello di affidamento per tutte le separazioni.. Vorremmo anche precisare che non sono le separazioni che causano la violenza, bensì avviene esattamente il contrario. L’affermazione di libertà femminile acuisce la violenza, ma non si può certo chiedere alle donne di rinunziare alla propria affermazione per evitare la violenza, sarebbe certo una richiesta impropria, che carica la “vittima” della responsabilità dell’aggressione e che non va verso relazioni tra sessi improntate alla reciprocità ed alle pari opportunità di genere.

Rileviamo che ieri sono stati “tagliati” i fondi destinati al Piano di azione Nazionale. Chiediamo che venga rivista tale decisione affinché le parole di indignazione espresse dai politici in occasione delle morti delle donne a causa di violenza, non siano parole vuote.

La violenza verso le donne è un fenomeno che non si può cancellare con le dichiarazioni, ma con azioni concrete ed adeguate. Per farlo serve un finanziamento nazionale altrettanto concreto ed adeguato, che permetta lo sviluppo di azioni di sistema ed il rafforzamento dei luoghi di accoglienza delle vittime.

Vorremo un confronto aperto sul tema e chiediamo che venga ripristinato il fondo, così da avviare il piano di azione nazionale, sul quale chiediamo di essere coinvolte per un reale processo di concertazione sugli obiettivi da raggiungere per il 2008.

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