martedì 15 luglio 2008

Università, la protesta dilaga "Via i tagli o stop alle lezioni"

di Andrea Bettini

Si moltiplicano le critiche alle misure inserite nel dl che anticipa la Finanziaria
Chieste modifiche immediate, mentre c'è chi minaccia drastiche contestazioni


ROMA - Contestazioni, minacce di bloccare lezioni, esami e sessioni di laurea, allusioni nemmeno troppo velate allo stop del prossimo anno accademico. Chi si attendeva un'estate di transizione ed un eventuale autunno di proteste, a quanto pare, era troppo ottimista. In molte università italiane è già iniziata la mobilitazione contro i tagli decisi dal governo il 25 giugno con il decreto che anticipa la manovra Finanziaria. Una protesta che sta dilagando e che, con toni e modalità diverse, coinvolge rettori, docenti, ricercatori e personale amministrativo.
Le spiegazioni e le rassicurazioni del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, che di fronte alle prime polemiche ha parlato di "scelte dolorose ma indispensabili" e di "tagli sulla base di indicatori di merito", sembrano non essere riuscite a fermare le critiche. Mentre si moltiplicano le assemblee e gli allarmi per il futuro dell'università, la richiesta dei contestatori è sostanzialmente unanime: stralciare dal decreto alcune delle principali novità oppure modificarle durante l'iter parlamentare per la conversione in legge. Una posizione che sarà probabilmente ribadita il 22 luglio a Roma, quando alla Sapienza si svolgerà un'assemblea nazionale dei rappresentanti di tutte le componenti universitarie.
I punti contestati. A preoccupare il mondo accademico sono diversi provvedimenti. Il più criticato è la graduale riduzione, collegata ad una forte stretta sulle assunzioni, del Fondo di finanziamento ordinario, con risparmi di circa 1,5 miliardi di euro fino al 2013. Contestate anche le misure sugli stipendi, con scatti di anzianità dei docenti che da biennali diventeranno triennali ed una riduzione del Fondo di contrattazione integrativa del personale amministrativo. Molta perplessità, infine, anche sulla possibilità per gli atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato.
"Interventi inaccettabili". Dopo la bocciatura unanime da parte della Conferenza dei rettori, secondo la quale i tagli porteranno inevitabilmente il sistema al dissesto, dai vertici delle università continuano a piovere critiche nei confronti del decreto legge. Una mozione approvata ieri dai Senati accademici degli atenei toscani definisce interventi gravi e "inaccettabili" la riduzione dei trasferimenti statali e la limitazione "improvvisa, indiscriminata e pesante" del turnover dei dipendenti e chiede lo stralcio dal decreto delle norme che si riferiscono all'università. Venerdì scorso, invece, i quattro rettori delle università dell'Emilia-Romagna hanno denunciato che la "riduzione drastica delle risorse finanziarie e umane, oltre a mortificare l'intero insieme di professionalità e competenze all'università, mette a serio rischio la funzione didattica e nel contempo la sostenibilità delle attività di ricerca" e hanno convocato per il 21 luglio una riunione straordinaria congiunta dei quattro Senati accademici e dei consigli di amministrazione.
La mobilitazione. In molte università si stanno già mettendo a punto forme concrete di lotta. Ieri un'assemblea generale dei lavoratori e degli studenti degli atenei napoletani, indetta da Flc Cgil, Cisl Università e Uil Pa-Ur, ha deciso, tra l'altro, l'astensione "a tempo indeterminato dei docenti e ricercatori dalla partecipazione a organi collegiali" ed il ritiro della "disponibilità a ricoprire incarichi didattici per il prossimo anno accademico". Il 9 luglio, invece, l'assemblea del personale delle università "Cà Foscari" e Iuav di Venezia ha ipotizzato "il rifiuto di svolgere carichi didattici superiori alle richieste di legge, il blocco degli esami, delle sessioni di laurea e delle lezioni". Lo stesso giorno, all'università di Sassari, l'assemblea dei docenti ha invece dichiarato lo stato di agitazione dell'ateneo e non ha escluso "per quanto con doverose riserve ed a fronte di un ulteriore irrigidimento della controparte, il ricorso ad azioni più eclatanti quali la possibilità del blocco degli esami di profitto e di laurea".
"A rischio il prossimo anno accademico". Una delle prese di posizione più nette nei confronti delle decisioni del governo è quella del Senato accademico dell'università "La Sapienza" di Roma. Martedì 8 luglio, prospettando un "danno grave per l'avvenire dei giovani e per lo sviluppo del Paese", ha chiesto lo stralcio della parte del decreto relativa all'università e ha indetto una giornata nazionale di protesta dicendosi consapevole "che in queste condizioni non sarà possibile dare inizio al prossimo anno accademico".
La petizione online. Il Coordinamento Giovani Accademici, intanto, ha pubblicato sul proprio sito internet una petizione in cui denuncia tra l'altro che la stretta sugli stipendi ridurrebbe i compensi annui lordi a fine carriera di 16mila euro per i professori ordinari, di 11mila euro per gli associati e di 7mila per i ricercatori. Il documento, che chiede un nuovo approccio nei confronti dell'università italiana, è già stato sottoscritto da più di 3.100 tra docenti, ricercatori e studenti preoccupati per il proprio futuro e per quello degli atenei.
(15 luglio 2008)

domenica 13 luglio 2008

Eluana, stop alle macchine Il padre: "Ora la libereremo"

La Corte d'appello civile di Milano autorizza Beppino Englaro a sospendere il trattamento che tiene in vita la figlia

MILANO - Eluana Englaro, la ragazza di Lecco in coma da sedici anni dopo un incidente stradale, adesso può morire. I giudici della Corte d'appello civile di Milano hanno concesso ai medici di staccare il sondino che l'alimenta. "Vista la straordinaria durata dello stato vegetativo permanente e l'altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita - spiegano i giudici - è stata una decisione inevitabile".
"Ora la libereremo", sono state le parole di Beppino Englaro, il padre di Eluana, che rimase vittima di un incidente stradale il 18 gennaio 1992. Sono dieci anni che combatte per concedere a sua figlia una "dolce morte": "Non è eutanasia ma una scelta di libertà", ha sempre detto. "Oggi ha vinto lo Stato di diritto".
La sentenza ha riacceso le polemiche su questa delicatissima materia, con il Vaticano e il centrodestra che parlano di decisione "grave" e lo schieramento favorevole a una legge sul testamento biologico che sollecita l'intervento della politica.
In questo scenario la direzione della casa di cura di Lecco "Beato Luigi Talamoni" dove è ricoverata Eluana Englaro ha vietato a tutto il personale dell'ospedale di parlare con i giornalisti o con chiunque della vicenda.
La sentenza. Il decreto con cui si autorizza la sospensione del trattamento segue le indicazioni stabilite dalla Cassazione lo scorso 16 ottobre. La Corte aveva disposto un nuovo processo per il caso di Eluana e stabilito la sospensione dell'alimentazione artificiale soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che fosse provata e accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo permanente della ragazza e dimostrato il convincimento etico di Eluana, quando era "in piena coscienza". Insomma, la decisione era vincolata alla certezza che la giovane avrebbe scelto di morire e non di vivere artificialmente, privata delle capacità percettive e di qualsiasi contatto con il mondo esterno.
La Corte d'Appello, infatti, ha espressamente "escluso" che la richiesta del tutore, nonché padre di Eluana, "sia stata espressione di un suo personale giudizio sulla qualità della vita" della figlia. Una conclusione a cui i giudici sono giunti anche grazie alla valutazione del curatore speciale della ragazza, l'avvocato Franca Alessio, nominata proprio per "controllare la mancanza di interessi egoistici del tutore in potenziale conflitto con quelli di Eluana". Una prova a cui si sono aggiunte le testimonianze di alcune amiche della ragazza.
Il provvedimento dei giudici di appello teoricamente può essere ancora soggetto a ricorso davanti alla Cassazione e la Procura Generale, come aveva fatto in passato, potrebbe impugnare la sentenza. Ma è comunque una vittoria per Beppino Englaro, che ha più volte parlato di accanimento terapeutico e dal 1999 ha ripetutamente chiesto la sospensione del trattamento. La sua è una battaglia destinata a entrare nella storia della giurisprudenza italiana, un precedente che evoca il caso di Terry Schiavo che catalizzò l'attenzione degli Stati Uniti un paio d'anni fa.
Il provvedimento dei giudici di Milano stabilisce l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale ad Eluana sia "immediatamente efficace" ma sarà il padre di Eluana e il curatore speciale, l'avvocato Franca Alessi, che sceglieranno se attendere il termine di legge di sessanta giorni, per concedere alla controparte l'eventuale impugnazione in Cassazione.
Le istruzioni per staccare la spina. Nell'ultima pagina del provvedimento col quale la Corte d'Appello di Milano autorizza la sospensione dell'alimentazione forzata a Eluana Englaro, i giudici scrivono anche una sorta di 'prontuario' al quale attenersi nel momento in cui si "staccherà la spina" che tiene in vita la giovane. Nel paragrafo intitolato "disposizioni accessorie cui attenersi in fase attuativa", i giudici scrivono: "(...) in accordo con il personale medico e paramedico che attualmente assiste o verrà chiamato ad assistere Eluana, occorrerà fare in modo che l'interruzione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale con sondino naso-gastrico, la sospensione dell'erogazione di presidi medici collaterali (antibiotici o antinfiammatori ecc.) o di altre procedure di assistenza strumentale avvengano in hospice o altro luogo di ricovero confacente. (...) Durante il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento e in modo da rendere sempre possibili le visite, la presenza e l'assistenza, almeno dei suoi più stretti familiari".

(9 luglio 2008 da Repubblica.it)

Qui trovi il testo della sentenza

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