"Ora la libereremo", sono state le parole di Beppino Englaro, il padre di Eluana, che rimase vittima di un incidente stradale il 18 gennaio 1992. Sono dieci anni che combatte per concedere a sua figlia una "dolce morte": "Non è eutanasia ma una scelta di libertà", ha sempre detto. "Oggi ha vinto lo Stato di diritto".
La sentenza ha riacceso le polemiche su questa delicatissima materia, con il Vaticano e il centrodestra che parlano di decisione "grave" e lo schieramento favorevole a una legge sul testamento biologico che sollecita l'intervento della politica.
In questo scenario la direzione della casa di cura di Lecco "Beato Luigi Talamoni" dove è ricoverata Eluana Englaro ha vietato a tutto il personale dell'ospedale di parlare con i giornalisti o con chiunque della vicenda.
La sentenza. Il decreto con cui si autorizza la sospensione del trattamento segue le indicazioni stabilite dalla Cassazione lo scorso 16 ottobre. La Corte aveva disposto un nuovo processo per il caso di Eluana e stabilito la sospensione dell'alimentazione artificiale soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che fosse provata e accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo permanente della ragazza e dimostrato il convincimento etico di Eluana, quando era "in piena coscienza". Insomma, la decisione era vincolata alla certezza che la giovane avrebbe scelto di morire e non di vivere artificialmente, privata delle capacità percettive e di qualsiasi contatto con il mondo esterno.
Il provvedimento dei giudici di appello teoricamente può essere ancora soggetto a ricorso davanti alla Cassazione e la Procura Generale, come aveva fatto in passato, potrebbe impugnare la sentenza. Ma è comunque una vittoria per Beppino Englaro, che ha più volte parlato di accanimento terapeutico e dal 1999 ha ripetutamente chiesto la sospensione del trattamento. La sua è una battaglia destinata a entrare nella storia della giurisprudenza italiana, un precedente che evoca il caso di Terry Schiavo che catalizzò l'attenzione degli Stati Uniti un paio d'anni fa.
Il provvedimento dei giudici di Milano stabilisce l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale ad Eluana sia "immediatamente efficace" ma sarà il padre di Eluana e il curatore speciale, l'avvocato Franca Alessi, che sceglieranno se attendere il termine di legge di sessanta giorni, per concedere alla controparte l'eventuale impugnazione in Cassazione.
Le istruzioni per staccare la spina. Nell'ultima pagina del provvedimento col quale la Corte d'Appello di Milano autorizza la sospensione dell'alimentazione forzata a Eluana Englaro, i giudici scrivono anche una sorta di 'prontuario' al quale attenersi nel momento in cui si "staccherà la spina" che tiene in vita la giovane. Nel paragrafo intitolato "disposizioni accessorie cui attenersi in fase attuativa", i giudici scrivono: "(...) in accordo con il personale medico e paramedico che attualmente assiste o verrà chiamato ad assistere Eluana, occorrerà fare in modo che l'interruzione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale con sondino naso-gastrico, la sospensione dell'erogazione di presidi medici collaterali (antibiotici o antinfiammatori ecc.) o di altre procedure di assistenza strumentale avvengano in hospice o altro luogo di ricovero confacente. (...) Durante il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento e in modo da rendere sempre possibili le visite, la presenza e l'assistenza, almeno dei suoi più stretti familiari".
(9 luglio 2008 da Repubblica.it)
Qui trovi il testo della sentenza
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