giovedì 26 febbraio 2009

"Quei mille capannoni vuoti ecco la nostra arma al Nord"


I giovani del Pd/3. Martina, 30 anni, segretario regionale della Lombardia:
"Nel cuore berlusconiano e leghista si vedono crepe, rilanciamo il valore del lavoro"

di Curzio Maltese



"Bisogna ricominciare dai capannoni". Quali capannoni?
"Quelli costruiti con la legge Tremonti nel Nord Est, una marea di capannoni che va da Novara a Mestre. Tutti vuoti, o quasi. Hanno devastato l'ambiente senza creare ricchezza. E' un monumento all'incapacità del berlusconismo di governare l'economia".
Maurizio Martina, bergamasco, trent'anni, un nome per i prossimi decenni. Una carriera lampo. Segretario bergamasco e poi lombardo dei ds, eletto responsabile lombardo del Pd con un plebiscito (78 per cento) alle primarie di ottobre. Ora è il più giovane della squadra chiamata da Franceschini a rilanciare il partito.
Martina, la sua ascesa non è la più clamorosa smentita all'idea che il centrosinistra sia chiuso ai giovani?
"Forse, ma diciamo la verità. E' più facile avanzare nel vuoto. La Lombardia era ed è considerata dai dirigenti romani una terra di missione. E' difficile trovare candidati alla sconfitta certa".
Ma un partito rassegnato alla sconfitta nella regione di gran lunga più ricca e popolosa d'Italia, che futuro ha?
"Nessuno. Infatti da lì occorre ricominciare, dal Nord".
Un anno fa ha detto che il Pd lombardo puntava a vincere le regionali del 2010. Lo ripeterebbe oggi, nel mezzo del disastro, coi sondaggi al minimo storico?
"Sì, lo ripeto. Nel cuore dell'egemonia berlusconiana e leghista si cominciano a vedere le crepe. Finora loro reggono perché siamo mancati noi, l'opposizione. Ma bisogna fare in fretta. In giugno in Lombardia si vota in due terzi dei comuni".
Secondo i sondaggi, rischiate di essere spazzati via da tutte le città del Nord, a cominciare dalla sua Bergamo, Pavia, Lodi, Cremona, la Provincia di Milano. Da dove prende il suo ottimismo?
"Secondo i sondaggi, Obama non doveva neppure fare le primarie. Questa crisi non è passeggera, come vogliono far credere Berlusconi e Tremonti. Sarà lunga, dura e porterà grandi mutamenti sociali e politici. Non possiamo dire oggi quale sarà il clima del Paese fra tre mesi, non parliamo poi da qui al 2013, quando ci saranno le politiche".
Era anche l'idea di Veltroni, poi si è dimesso.
"Veltroni ha avuto il merito di capire che la questione centrale era la sfida sulla modernità. Sempre e comunque il centrosinistra in questi anni, anche quando ha vinto, è stato percepito come più conservatore dell'avversario. Era Berlusconi il nuovo".
E non è più così? Berlusconi ha smesso di sembrare nuovo?
"Guardi, nel Nord gli imprenditori, di fronte alla crisi, cominciano a capire che le ricette facili di Berlusconi e Tremonti sono scenari di cartapesta, vuoti come quei capannoni. Il bluff dei dazi doganali, l'ideologia leghista del Nord trasformato in fortezza, lo stesso antieuropeismo della destra entrano in conflitto con gli interessi materiali di un territorio che al contrario ha disperato bisogno di tornare a esportare, d'integrarsi sempre di più col resto d'Europa e del mondo".
Non sarà invece che si pensa soltanto a fare i danè, a evadere le tasse col nero e a tenere sotto schiaffo gli immigrati, che così non chiedono l'aumento?
"Mica tutti, mica tutti. Ci sono tanti imprenditori nella bergamasca che sono più a sinistra degli operai. Artigiani e operai che potrebbero vendere domattina e ritirarsi con una montagna di soldi e invece vanno avanti. Non è per soldi, ma per la voglia di fare. La ricchezza è il valore unico della destra, ma il lavoro dovrebbe tornare a essere il nostro valore. Ne guadagneremmo di voti".
Qual è secondo lei l'errore più grave del centrosinistra nel Nord?
"L'ossessione dell'identità. Questo parlarsi addosso e contro, ex democristiani ed ex comunisti. Ma come, Berlusconi è stato tanto bravo a far dimenticare di essere stato ex qualsiasi cosa, dai socialisti alla P2, e noi qui a menarcela con le eredità del passato, invece di studiare il futuro".
E i possibili punti di forza?
"Non c'è dubbio che abbiamo amministrato meglio. Bergamo, Brescia sono diventati modelli di autentico riformismo. Per trovare il riformismo non è che bisogna andare in pellegrinaggio da Blair o da Obama o su Marte, basta considerare quello che i sindaci di centrosinistra hanno saputo realizzare. E magari confrontarlo con il disastro della Moratti a Milano".
I milanesi si lamentano dell'immobilismo della Moratti. Ma intanto quali alternative avete offerto voi?
"Sono d'accordo. Abbiamo parlato d'altro. Bisogna fare opposizione sulle cose. L'Expo era un'occasione e la destra la sta buttando alle ortiche, sono lì a litigare per le poltrone nel consiglio d'amministrazione fra Lega, An e Forza Italia. La vicenda di Malpensa è stato un altro fallimento della destra nei fatti. Non a caso sarà da Malpensa che Franceschini comincerà venerdì a girare l'Italia".
Qual è la prima proposta che farà al nuovo segretario?
"Un esperimento. Proviamo per due mesi a non rispondere a nessuna delle provocazioni di Berlusconi e a parlare di un solo tema, uno solo, la crisi economica".

(26 febbraio 2009 da www.repubblica.it)

mercoledì 25 febbraio 2009

Pd, Franceschini presenta la nuova segreteria: «Non c'è tempo da perdere»


Senza perdere tempo, il segretario del Pd Dario Franceschini comincia a realizzare quanto dichiarato nel suo discorso all'Assemblea Costituente. Nuove dirigenze, e rinnovamento. A partire dalla segreteria: nove persone, la maggior parte giovani. Una decisione presa «in solitudine» e «in fretta, perché mancano solo cento giorni alle europee», afferma il segretario.
Azzerati i vecchi organismi dirigenti, dal coordinamento al governo ombra, l'organismo che guiderà il partito è stato scelto «senza trattare con nessuno», e attingendo dai territori in base alle funzioni istituzionali. La nuova segreteria dunque, oltre che da Franceschini, sarà composta da: Vasco Errani (presidente della Regione Emilia Romagna) (NDR: finalmente!!!!), Sergio Chiamparino (sindaco di Torino), Fabio Melilli (presidente della provincia di Rieti), Maurizio Martina (segretario regionale del Pd in Lombardia), Elisa Meloni (segretario provinciale del Pd di Siena), Federica Mogherini (parlamentare), Giuseppe Lupo (consigliere regionale in Sicilia). Maurizio Migliavacca, che assumerà poi la funzione di dirigente dell'area organizzazione.
«Come mi ero impegnato a fare con l'assemblea che mi ha eletto segretario, ho fatto la mia segreteria in solitudine - dichiara Franceschini - e mi assumo la responsabilità delle mie scelte». «La costruzione di organismi dirigenti di solito richiede tempi di riflessione più lunghi però in questo caso c'era l'urgenza di avere in campo da subito organismi non provvisori», ha chiarito Franceschini. «Oggi mancano cento giorni alle europee quindi non c'è tempo da perdere», ha aggiunto il segretario del Pd.
Per la nuova segreteria politica, Franceschini ha scelto «persone con funzioni istituzionali e legate al territorio che lavoreranno in stretto raccordo con i venti segretari regionali». Migliavacca sarà invece il nuovo dirigente dell'area organizzazione, subentrando a Beppe Fioroni che dirigerà uno dei nuovi dipartimenti. Espletato questo primo passaggio, da domani Franceschini si dedicherà alla individuazione, appunto, dei nuovi responsabili dei dipartimenti tematici. I criteri saranno quelli di «esperienza della materia e attività parlamentare». La scelta sarà fatta coinvolgendo i presidenti dei gruppi e i vicepresidenti delle Camere. Domani pomeriggio i leader Pd incontrerà per la prima volta i segretari regionali, poi alle 20 le assemblee dei gruppi di Camera e Senato. Di' la tua

24 febbraio 2009 dal sito www.unita.it

"Ai vecchi solo due posti su dieci nel partito ci vuole la quota grigia"


Gozi: primo banco di prova le candidature alle Europee
Basta favori a Berlusocni e Di Pietro, il leader sia capace di guardare oltre i capibastone







Il suo slogan potrebbe essere: "Io non sono un autarchico". Quarant'anni, quindici trascorsi in giro per l'Europa, Francia, Inghilterra, Balcani, una lunga esperienza a Bruxelles con Oreja, Prodi e Barroso, prima di tornare in Italia da parlamentare, nelle liste Pd. Sandro Gozi è stato uno dei più critici della linea Veltroni. "Ma non perché sia prodiano o dalemiano o insomma una di quelle etichette là. Semplicemente perché mi ero stufato di fare favori a Berlusconi e a Di Pietro".
Che favori ha fatto il Pd a Berlusconi in questi mesi?
"Uno grandissimo. Aiutarlo a rimuovere la vera questione, la crisi economica. Berlusconi e le sue tv sono stati abilissimi nell'inventarsi un'emergenza al giorno. I clandestini, gli stupri, le intercettazioni, il testamento biologico. Tutte questioni importanti, per carità. Ma la vera priorità, la crisi, in questo modo è stata cancellata. E noi l'abbiamo inseguito sulla sua falsa agenda".
E' passato il messaggio che l'Italia è in qualche modo più al riparo dalla crisi degli altri paesi occidentali. Addirittura all'estero ci invidiano Tremonti.
"Siamo riusciti a regalare a Tremonti la fama di gigante del pensiero economico. Grottesco. E' stato ed è un ministro disastroso, a tratti dilettantesco. I suoi libri sono un impasto di vecchi motivi riciclati, come certe canzoni di Sanremo. Viaggia in ritardo perenne. Nel 2003, quando occorreva essere rigorosi, fece saltare i patti di stabilità. Ora che bisognerebbe essere più elastici davanti alla crisi, riscopre il rigore. Il problema è che l'opposizione non se ne accorge neppure".
Non c'è stata abbastanza attenzione per l'economia nei vertici del Pd?
"Non c'è attenzione per la realtà. E non c'è competenza. Si orecchiano le mode mediatiche, su tutti gli argomenti. Non si studiano i problemi, le polemiche sono superficiali, nominalistiche".
Diranno che è la solita tirata del tecnico contro il politico.
"I capibastone vanno avanti su queste dicotomie d'altri tempi. Tecnici e politici, politica e società civile. Fesserie di cui si discute ormai soltanto in Italia. La verità è che nessuno di loro mette mai il naso fuori dall'orticello dell'identità di corrente".
Ora va molto il conflitto generazionale, vecchi contro giovani. Si pensa alle quote giovanili, oltre a quelle rosa.
"Guardi io vorrei proporre la quota grigia, per gli anziani. Si stabilisce che per statuto gli ultracinquantenni con più di due mandati hanno diritto al 20 per cento dei posti. Che è più o meno quanto accade di fatto negli altri partiti riformisti d'Europa".
Buona idea. Si potrebbe cominciare dalle liste europee?
"Quello è il test vero della segreteria di Franceschini. Ha detto che vuole cambiare e io gli ho creduto. Facciamo una rivoluzione. Alle europee, invece dei soliti ripescati, proviamo a candidare gente competente, che magari conosce anche qualche lingua. Non l'ha mai fatto nessuno, né a destra né a sinistra. Col risultato che in Europa contiamo sempre meno. Secondo me gli elettori del centrosinistra ci premierebbero. Certo, finora i nomi che si sentono vanno nella direzione opposta".
Infatti gli elettori del centrosinistra premiano Di Pietro. Perché?
"Merito nostro. Mai una scelta netta, un'idea chiara, una parola comprensibile. Ma se tornassimo a fare il nostro mestiere, Di Pietro sparirebbe in pochi mesi".
Ne è proprio sicuro?
"Sì. E' un Berlusconi rovesciato. Guida un partito personale, è un demagogo, non c'entra nulla con la storia della sinistra, non solo italiana. Non c'entra nulla con nessuna forza riformista presente in Europa. I nostri elettori lo votano per disperazione, non certo per convinzione".
Però Di Pietro è anche l'unico che ancora parla di conflitto d'interessi, dell'anticostituzionalità delle leggi sulla giustizia, delle continue interferenze del Vaticano. E' soltanto giustizialismo, estremismo, populismo?
"Per nulla. Aver lasciato cadere il conflitto d'interessi è stato un altro errore. Alla fine, perché abbiamo perso in Sardegna, col miglior candidato possibile? Perché Berlusconi ha usato, e bene, le sue tv nazionali contro Soru. Del caso Mills si è parlato nei telegiornali francesi e tedeschi più che in quelli italiani. L'Europa ci guarda con preoccupazione, e tanta. Quanto al tema delle ingerenze della Chiesa, stiamo andando anche lì serenamente verso una deriva autarchica, incomprensibile oltre Chiasso. Ma anche di qua dal confine. In fondo il 70 per cento degli italiani, nel caso Englaro, si è pronunciato contro la visione delle gerarchie ecclesiastiche. Peccato, ancora una volta, non essersene accorti".
Franceschini ce la farà?
"Se guarda oltre il fumo dei vertici di leader, scoprirà che il partito è pieno di risorse, di giovani e non giovani che hanno una gran voglia di fare politica, quella vera".

25 febbraio 2009 dal sito www.repubblica.it

Sicuramente provocatorio, ma personalmente credo non sbagli molto........
Ilaria

domenica 22 febbraio 2009

Raciti: Franceschini sarà anche segretario dei Giovani Democratici


'Sara' anche il nostro segretario e gli auguro buon lavoro, convinto che sapra' affrontare le difficili sfide che nelle prossime settimane ci attendono'. Lo afferma Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani democratici, commentando l'elezione di Dario Francescini a segretario del Partito Democratico.
Secondo Raciti, 'ripartire dall'Ulivo, superare i limiti di questi mesi, rielaborare una piattaforma politica a partire da una lettura attenta della crisi che ha travolto le nostre societa' ed a cui la risposta e' stata fin'ora affidata alla destra, e' quanto dovremo provare a fare insieme, con lo sforzo di tutti'.
'I Giovani democratici - conclude - a questo sforzo parteciperanno con la propria voce e le proprie idee'

da www.partitodemocratico.it

Libero, elegia del fascismo


Una prima pagina inquietante: dall'apologia all'elegia del fascismo. Il titolo: Marcia sulle banche. Catenaccio: "Berlusconi a sorpresa lancia la proposta di nazionalizzare gli istituti. Come fece Mussolini che salvò l'Italia...." Non bastasse, a corredo, c'è una vignetta di Benny (omen nomen) in cui il capo del governo è rappresentato come un gerarca: maglia nera, fez con aquila appollaiata sul fascio, mascella volitiva. Insomma, il quotidiano di Feltri lo dice chiaro: Berlusconi è come il duce. Senza giri di parole. Naturalmente Palazzo Chigi non commenta, non smentisce. Segno che il paragone non disturba affatto il presidente del Consiglio. Che in effetti, dal ventennio, non ha mai preso le distanze.
Non basta. Sul tema della nazionalizzazione delle banche, a pagina 6 c'è un articolo di Nino Sunseri. Il titolo è "La mossa del Duce che mise in salvo l'economia italiana". Ecco l'attacco del pezzo: "L'idea dello Stato banchiere non è proprio nuovissima. L'aveva già avuta settantasei anni fa un altro cavaliere. Si chiamava Benito Mussolini e non si può certo dire che fosse meno noto di Silvio". No, non si può dire fosse meno noto, tristemente noto. In ogni caso il paragone è calzante e se lo scrive "Libero" c'è da crederci. Allarme, son fascisti. E non fanno nulla per nasconderlo. Anzi, per loro è motivo d'orgoglio.


Da L'Unità on line
20 febbraio 2009

venerdì 20 febbraio 2009

Fammiscegliere.com

Mi prendo personalmente, come Ilaria Visani, la responsabilità di inserire nel blog del Circolo il banner del sito www.fammiscegliere.com che promuove un manifesto per l'autodeterminazione dell'individuo e la libertà di scelta.
Questo è il loro manifesto:
"Vogliamo dare vita ad una campagna, durante queste settimane di dibattito parlamentare, per sostenere una buona legge sul testamento biologico: una legge che lasci piena libertà di scelta alla persona per quanto riguarda la fine della propria vita.
Diciamo “fammi scegliere” perché ciascuno possa decidere liberamente quali trattamenti vuole che gli vengano somministrati e quali no in caso si trovi in stato d’incoscienza.
Non diamo a questa iniziativa alcun segno di appartenenza partitica, ma ci rivolgiamo direttamente a tutte le persone che credono nella libertà dell’individuo e nella sua capacità di scelta.
Mettiamo al centro l’esperienza personale, senza nessun altro riferimento ideologico. Vogliamo farci ascoltare da chi siede in parlamento e vota le leggi.
L’adesione alla campagna si concretizza nell’esposizione di un semplice simbolo: una X che rappresenta la scelta, con due linee di diverso colore che si incrociano, perché ognuno è libero di prendere la strada che preferisce. Un simbolo da mettere su blog, social network, in casa, alle finestre, indosso, in luoghi pubblici e privati.
Siamo convinti, al di là degli steccati ideologici, che la maggioranza degli italiani pensi che le persone siano in grado di decidere da sole quando si tratta della propria vita e che non vogliano delegare questa scelta a nessun altro.
E allora facciamola vedere questa Italia diversa da quella che viene rappresentata in tv e in parlamento: un’Italia più libera e più umana.
Fammi scegliere, voglio il testamento biologico, voglio una buona legge."

Visto che ormai nessuno più entra, legge, o men che meno interviene sul blog, mi sono personalmente presa questa responsabilità.
Se qualcuno ha qualcosa in contrario basta dirlo e lo tolgo immediatamente fino alla prossima riunione di Circolo. Nel tal caso ne discuteremo e decideremo il da farsi...

Grazie per la lettura.

Ilaria

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